Al centro delle recenti discussioni: ChatGPT. Tra isteria e fascinazione, lo strumento di conversazione basato sull’intelligenza artificiale e sviluppato dall’azienda OpenAI sta scuotendo il mondo dei media. Al di là della paura causata dall’intelligenza artificiale (AI), non sarebbe interessante imparare ad usarla per trarne potenziali benefici?
Sommario
Alla domanda:
– “Potresti scrivermi un breve rapporto su ChatGPT e giornalismo? »
ChatGPT risponde:
– “Certo, ecco un breve resoconto su ChatGPT e giornalismo.
ChatGPT è un modello linguistico avanzato sviluppato da OpenAI in grado di generare testo in modo autonomo utilizzando modelli di previsione linguistica. Con la sua capacità di comprendere e sintetizzare dati testuali complessi, ChatGPT ha rivoluzionato il modo in cui i giornalisti producono contenuti. I giornalisti possono utilizzare ChatGPT per generare rapidamente brevi report, condurre ricerche approfondite o analizzare i dati in modo più efficiente. Facendo risparmiare tempo ai giornalisti, ChatGPT consente loro di concentrarsi sull’analisi, sulle indagini e sulla creazione di contenuti più pertinenti e approfonditi. In breve, ChatGPT è diventato uno strumento indispensabile per i professionisti del giornalismo, consentendo loro di produrre contenuti di qualità in modo più rapido ed efficiente. »
Sebbene alcuni termini utilizzati siano discutibili, per ChatGPT il legame tra giornalismo e intelligenza artificiale sembra chiaro: non si tratta di un rapporto competitivo, ma piuttosto di una collaborazione tra loro. Ma cosa ne pensano gli esseri umani, i principali stakeholder?
Per evidenziare le implicazioni dell’intelligenza artificiale per il giornalismo ed esplorare come gli editori possono adattarsi, il Pamela Howard Forum on Global Journalism Crises dell’ICFJ ha ospitato un webinar. Due relatori hanno discusso la questione: Edith Brou, consulente in comunicazione, e Bruno Guglielminetti, giornalista, opinionista specializzato in nuove tecnologie e media digitali.
Per Bruno Guglielminetti l’emergere di un agente conversazionale rappresenta nientemeno che il terzo momento più importante nel mondo digitale, dopo l’avvento del PC e di Internet. Fino ad ora, trovare informazioni su Internet richiedeva la ricerca su diversi siti web. ChatGPT, dal canto suo, consuma direttamente il contenuto di questi siti web. Pertanto, è necessaria solo una ricerca sul modello linguistico avanzato per ottenere un riepilogo dei contenuti da diverse fonti. Edith Brou sottolinea “l’affascinante natura di trovarsi in un simile momento storico”.
Un impatto non sempre negativo
L’intelligenza artificiale si sta quindi affermando nella nostra società e tale cambiamento avrà conseguenze anche nel mondo giornalistico: “… questo cambierà inevitabilmente la situazione e le regole del gioco”, confida Bruno Guglielminetti. Alcuni compiti “ridondanti” all’interno delle redazioni potrebbero essere sostituiti dall’intelligenza artificiale. Secondo il giornalista il mondo dello sport rischia di risentirne, in particolare nella trascrizione dei risultati e nella descrizione delle partite. Al contrario, il giornalismo sul campo, secondo lui, non è necessario: la macchina non può sostituire questo tipo di giornalismo, può però assisterlo in questi compiti.
Secondo Bruno Guglielminetti è interessante utilizzare ChatGPT per creare un framework sul quale il giornalista dovrà tornare per verificare le informazioni o addirittura riscrivere degli elementi. ChatGPT non dovrebbe svolgere il lavoro di giornalisti non solo perché le sue capacità sono limitate, ma anche perché segnerebbe la fine di una professione svolta da esseri umani.
L’intero settore giornalistico quindi non sembra dover temere l’AI. Imparare a usarlo per non perdere il treno e l’aiuto che può fornire agli editori, questa è la sfida principale che ci attende.
Competenze da acquisire
Bruno Guglielminetti, durante questi corsi all’Università del Quebec, affronta in modo sistematico l’AI che considera un nuovo strumento disponibile. Uno strumento che però comporta dei rischi: «Con il martello si possono costruire le cose ma si possono anche colpire le dita e distruggere le cose. Dobbiamo stare attenti a ciò che facciamo con i nostri strumenti, capire cosa possiamo fare ma vedere i rischi che ciò può comportare.»
È interessante tracciare un parallelo con il momento in cui Internet entrò nelle redazioni. L’unica emittente collegata a Internet dava ai giornalisti l’impressione di avere accesso a una rete stampa. Tuttavia, questo non è affatto vero, poiché le informazioni provenienti da Internet, a differenza di quelle di un’agenzia di stampa, non vengono verificate da professionisti.
C’era quindi tutta una formazione da fare per una generazione di giornalisti in relazione alle informazioni disponibili su Internet. Oggi, secondo Bruno Guglielminetti, occorre procedere allo stesso modo con i giornalisti e l’AI; bisogna insegnare loro a usarlo e a identificarne i lati positivi e negativi. Ciò consentirà ai giornalisti di evitare di essere sorpassati e di diventare vittime dell’intelligenza artificiale.
Concretamente è interessante scoprire come funziona ChatGPT sia per i giornalisti esperti che per quelli in formazione. La formazione può quindi avvenire all’interno delle università – come avviene per gli studenti di Bruno Guglielminetti – o direttamente nelle redazioni. Allo stesso modo, nelle scuole è stata offerta formazione su ChatGPT. Edith Brou va oltre e sottolinea che da soli si può imparare: “Se riesci a prenderti del tempo ogni giorno per imparare a utilizzare questi strumenti nel tuo lavoro, sarai già in vantaggio. »
Tratto da EJO