Commissione lavoro autonomo, il documento presentato al XXVI congresso Fnsi

 

Giornalista freelance

Pubblico in versione integrale il documento redatto dalla Commissione del Lavoro Autonomo della FNSI presentato al XXVI congresso Fnsi di Bergamo. Sono uno dei 23 membri di questa Commissione e ho condiviso con i colleghi il testo che segue. E’ la prima volta che una Commissione per i freelance si presenta al Congresso della Federazione Nazionale della Stampa (FNSI) poichè l’organismo è fresco di costituzione (25 giugno 2010). I temi riportati all’interno del documento sono “allarmanti” e meritano senza dubbio la giusta considerazione.

FREELANCE E PRECARIETA’: PER I DIRITTI DEL LAVORO, PER LA LIBERTÀ E LA QUALITÀ DELL’INFORMAZIONE

La Commissione per il Lavoro autonomo della FNSI crede che la libertà e la qualità dell’informazione, e con esse le problematiche dei giornalisti freelance, e il rispetto dei loro diritti troppo spesso ignorati nel mercato del lavoro, debbano essere le priorità e urgenze nell’azione del Sindacato.

Oramai infatti oltre la metà dei giornalisti italiani attivi, 24 mila a fronte di 20 mila contrattualizzati, non ha un contratto a tempo indeterminato e guadagna in media nemmeno 10 mila euro lordi l’anno, la maggioranza dei quali meno di 5 mila. Sono colleghe e colleghi che lavorano per giornali, radio, tv, agenzie, uffici stampa e siti web, garantendo ai cittadini il fondamentale diritto all’informazione. Ma troppo spesso hanno pochi o nessun diritto, sono sottopagati e costretti a una vita di costante precarietà, lavorativa e personale.

Oggi in Italia essere giornalisti freelance non è quasi mai una libera scelta, e spesso è solo una costrizione, a causa di condizioni di mercato che raramente offrono la possibilità di assunzioni o prospettive di stabilità e a volte spingono all’apertura – controvoglia – di una partita IVA.

Molti  freelance non cercano necessariamente il posto fisso, ma tutti chiedono che sia garantita anche a loro la possibilità di vivere decorosamente con il proprio lavoro, condizione che si verifica in percentuali assai più elevate fra i liberi professionisti di altri settori e Ordini. Ma troppo spesso il termine “freelance”, in Italia, è solo un eufemismo elegante per definire un lavoratore sottopagato e senza diritti, quello che in altri settori – soprattutto del lavoro intellettuale – viene comunemente definito “precario”.

Oggi bisogna tornare a portare in primo piano i problemi della libertà e della qualità dell’informazione. Il che significa ridare valore e dignità al lavoro giornalistico, a partire da quello dei freelance e dei precari. Puntando sul merito, sull’autonomia di coscienza e di giudizio, sulle competenze e sulle capacità, che hanno un costo e devono contare su diritti certi e prospettive chiare. Sia che si lavori dentro o fuori dalle redazioni.

Negli ultimi mesi la volontà degli editori di ridurre i costi, aumentare i profitti e la crisi economica hanno portato la situazione del lavoro precario a livelli ormai insostenibili. Dopo anni di mancanza di tutele e certezze per il futuro, spesso nell’illusione di un posto fisso (che per la maggioranza, in un mercato sempre più flessibile, non arriverà mai), i freelance stanno ora assistendo a una rapida riduzione delle loro collaborazioni e dei compensi, quasi sempre già al di sotto dei livelli minimi di decoro ed accettabilità

È questa una condizione che non consente di essere autonomi, di costituirsi una famiglia, di essere padroni della propria vita, e che porta spesso i freelance a svolgere anche altre attività, a ridurre in tutti i modi le proprie spese di produzione, anche a discapito della qualità dei servizi, e a non scrivere di cose “scomode” per non rischiare una querela per i pochi euro con cui verranno poi retribuiti.

La riduzione delle collaborazioni, e il taglio degli organici delle redazioni, porta alla progressiva riduzione degli spazi per l’informazione giornalistica, e spinge alla pubblicazione senza mediazione dei comunicati stampa che giungono ogni giorno nelle redazioni da istituzioni, politici e privati.

La stessa professionalità della categoria è a rischio: non sono rari i casi di collaboratori che, per mettere insieme uno stipendio, lavorano come addetti stampa e contemporaneamente scrivono articoli sulle attività degli stessi soggetti per i quali lavorano.

E, del resto, l’urgenza di provvedimenti atti a combattere la piaga di una precarizzazione del lavoro giornalistico sempre più esasperata è evidente anche agli occhi dei responsabili degli Enti di categoria: l’Inpgi già da mesi è impegnato in un tortuoso percorso di sostegno ai co.co.co che punta a una stabilizzazione dei “falsi autonomi”, il Consiglio nazionale dell’Ordine ha appena istituito un gruppo di studio sulle condizioni dei colleghi lavoratori autonomi, e la Casagit si appresta a modificare i requisiti per l’accesso ai suoi servizi per estenderne i benefici anche a chi ha contratti atipici.

C’è poi un problema che riguarda oramai il futuro dell’intera categoria giornalistica: la crescente precarizzazione del lavoro, e il calo del numero degli assunti nelle redazioni, sta portando a un calo dei contributi versati all’Inpgi e degli iscritti alla Casagit, strutture che si teme che in un futuro, nemmeno troppo lontano, non potranno più garantire ai propri iscritti i servizi attuali.

Per tutte queste ragioni il tema del precariato giornalistico investe non solo i precari e i freelance, ma l’intera categoria giornalistica, il sistema dell’informazione nel suo complesso, e l’intera società in cui viviamo.

Siamo consapevoli che si tratta di un problema complesso, in cui entrano in gioco interessi, diritti e opinioni diverse, resistenze e rendite di posizione, e che la strada per migliorare la situazione non sarà né agevole né breve, ma per tutte le ragioni fin qui descritte siamo convinti che l’impegno del Sindacato per i prossimi anni dovrà essere rivolto soprattutto alle crescenti emergenze del precariato e del lavoro autonomo.

I primi importanti passi sono già stati fatti: nei mesi scorsi la FNSI ha dato vita a degli organismi nazionali composti da freelance, deputati ad occuparsi di queste tematiche, quali le Commissioni regionali e nazionale per il Lavoro Autonomo, e l’Assemblea Nazionale dei lavoratori autonomi, e in alcune regioni sono sorti, spesso con l’appoggio del sindacato, coordinamenti di base che si occupano di “fare rete” fra i precari e i freelance, di sottolinearne le esigenze e di intervenire su alcuni dei problemi più concreti.

Si tratta di strumenti di grandi potenzialità, che ora vanno sviluppati e sostenuti con azioni e risorse adeguate per ottenere quei risultati che l’urgenza delle problematiche della precarietà impone.

Riteniamo che su questo fronte l’azione del Sindacato vada sviluppata su due direttrici principali:

La prima dovrà tendere all’assorbimento con contratti a tempo indeterminato del maggior numero possibile di colleghi, anche attraverso percorsi di stabilizzazione.

Poiché però questa è una prospettiva che realisticamente riguarderà solo una minoranza dei precari, è necessaria un’ulteriore forte azione, per fissare delle regole che garantiscano condizioni di lavoro minime per i freelance.

A tutela del lavoro autonomo, e della stessa qualità dell’informazione, oltre che per la sostenibilità dell’intero sistema del giornalismo italiano, riteniamo necessario un impegno della FNSI, coinvolgendo in ciò anche gli altri Enti di categoria, al fine di:

Stimolare in ogni sede la presa di coscienza che, nell’attuale mercato del lavoro, il precariato sottopagato non è più (come avveniva fino a 15 – 20 anni fa) una sorta di “periodo di prova” in attesa di un impiego contrattualizzato, stabile e ben tutelato, ma una condizione lavorativa quasi sempre permanente, e come tale inaccettabile e umanamente insostenibile. E che una professione che si baserà sempre più sul lavoro autonomo deve mutare profondamente le sue concezioni culturali, le sue regole, i suoi meccanismi di tutela, sia per la garanzia del lavoro di freelance e precarizzati, sia per la stessa tenuta del sistema e della qualità dell’informazione.

– Giungere tramite accordi collettivi e interventi legislativi alla definizione di retribuzioni minime decorose, tariffari contrattuali e maggiori garanzie per la tutela del lavoro autonomo.

– Affermare in ogni sede il concetto, ignorato in Italia dai datori di lavoro, ma condiviso in altri paesi, che il lavoro autonomo, proprio perché si assume i costi e i rischi di produzione, ed essendo privo di certezze e di molte garanzie, deve costare di più rispetto a quello dipendente. Oggi invece in Italia questo concetto è rovesciato: i freelance sono pagati molto meno rispetto agli assunti. Una situazione, questa, che favorisce il ricorso al lavoro precario e a basso costo, e la ricattabilità economica e psicologica di freelance e precari.

– Richiedere tavoli di confronto, ed eventualmente aprire delle vertenze, con editori e datori di lavoro per far rispettare le norme contrattuali collettive già esistenti, ma troppo spesso inapplicate, anche in termini di retribuzioni (v. allegato, punti 1 e 4)

– Promuovere tavoli di concertazione con gli editori, e anche con le Regioni, per introdurre retribuzioni minime (v. allegato, punto 3) e forme di sostegno economico ai freelance (ammortizzatori sociali etc.).

– Aprire dei tavoli di discussione con i datori di lavoro, con il supporto dei Cdr e dei colleghi contrattualizati, per far rispettare la dignità e la professionalità del lavoro dei freelance.

– Promuovere un “Osservatorio sul mercato del lavoro”, con particolare ma non esclusivo  riferimento alle testate regionali e minori, agli uffici stampa e ai canali informativi su web, settori nei quali sono impiegati molti freelance, ma spesso al di fuori delle forme di tutela previste nei contratti collettivi

– E’ necessario un intervento urgente del Sindacato nella giungla del web, per dare pari dignità a tutti i “giornalismi”. In quest’ambito, dove ai giornalisti sono anche richiesti contenuti multimediali (foto, video, audio, infografica, animazioni…), i compensi sono particolarmente irrisori, anche meno di 1 euro a pezzo. Le aziende editoriali applicano tariffe per il web molto più basse rispetto al cartaceo, e inoltre vengono lanciati siti a contenuto informativo che non hanno caratteristiche editoriali. In questo ambito, fra l’altro, si esercita con più disinvoltura ogni forma di commistione tra pubblicità e informazione, al riparo dai controlli e quindi dalle sanzioni. Occorre quindi avviare una ricerca nel settore, al fine di individuare le controparti con cui negoziare compensi, tutele e garanzie per i freelance. Occorre inoltre denunciare le anomalie, i comportamenti deontologicamente scorretti e le forme di illegalità.

– Promuovere tavoli di confronto e possibile coordinamento con quanti a livello italiano ed europeo (Istituzioni, associazioni e forze sociali) intendono sviluppare interventi legislativi, contrattuali e di welfare a tutela dei precari e del lavoro autonomo, anche in raccordo con altre categorie dalle problematiche affini (v. all A, punto 2).

 Intensificare la lotta all’esercizio abusivo della professione, sia verso quanti (specie sul web) esercitano attività informativa-editoriale camuffata da attività non giornalistica, sia verso chi svolge l’attività senza l’iscrizione all’Ordine, e senza rispettarne le regole professionali.

– Sviluppare un’attenta vigilanza e denunciare agli organi competenti e agli Enti di categoria (Ordine e INPGI) ogni forma di lavoro gratuito, o irregolare, troppo spesso richiesto e pubblicizzato, sia che questo venga camuffato da stage formativo o di introduzione alla professione, sia che si presenti sotto dubbie forme di “citizen giornalism”, in realtà contributi informativi gratuiti ad imprese editoriali in piena regola.

– Sviluppare una rete di convenzioni, servizi e assistenza tecnica per le specifiche problematiche del lavoro autonomo: polizze assicurative per i rischi professionali, tutela legale, sconti per servizi e strumenti per l’attività professionale (telefonia, internet, informatica, abbonamenti, trasporti e altro), assistenza per contributi per l’attività professionale e per le attività in cooperativa, etc. Sarebbe inoltre auspicabile la previsione di un obbligo a carico del committente per eventuali danni da responsabilità civile per i rapporti di collaborazione continuativi.

– Garantire, anche con contributi da richiedere agli editori e alle istituzioni, qualificati corsi di formazione e di aggiornamento, mirati anche alle più moderne esigenze della professione, in riferimento all’informatica, alla multimedialità e l’online (in riferimento all’ art. 4 CNLG: «Fieg e Fnsi realizzeranno corsi di aggiornamento professionale per i giornalisti privi di occupazione o che non abbiano un rapporto di lavoro subordinato»).

– Promuovere la collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti, sostenendo l’opportunità di interventi rigorosi per far rispettare la deontologia professionale, per la revisione periodica degli Albi cancellando chi non esercita più l’attività o che si riveli in difetto con gli obblighi associativi, e per accorciare i tempi delle procedure burocratiche per l’ingiunzione di pagamento (parere di congruità sui tariffari). Va inoltre valutata l’opportunità di una revisione dei criteri per il riconoscimento del praticantato dei freelance, adeguandoli alle retribuzioni attuali di mercato.

– Avviare un confronto con l’INPGI per valutare nuove forme di solidarietà per i lavoratori autonomi, che punti ad una maggiore accessibilità e a maggiori servizi di welfare per i freelance (quali, ad esempio, sostegni al reddito nei periodi di disoccupazione, sostegno alla persona e allo start up imprenditoriale, agevolazioni per l’affitto a uso abitazione o ufficio di parte delle proprietà immobiliari dell’Ente).

– Sollecitare la revisione delle tempistiche contributive del freelance, dilazionando in più rate il versamento dei contributi o rendendo più agevole il ricorso a prestiti e/o altre forme di agevolazioni, e puntare a una semplificazione che renda più efficace l’interazione tra Inpgi e iscritti, almeno nel momento della comunicazione reddituale, anche per combattere l’evasione contributiva.

– Avviare un confronto con la Casagit su un’assistenza sanitaria che risulti più accessibile per i freelance, tenendo conto delle loro limitate disponibilità economiche.

Per quanto riguarda infine la Commissione e l’Assemblea nazionale per il Lavoro autonomo, deputate a collaborare attivamente, anche in termini propositivi, con la Segreteria e la Giunta della FNSI su tali problematiche, si ritiene indispensabile che:

– La Commissione e l’Assemblea nazionale per il Lavoro autonomo vengano intese, pur nei limiti delle rispettive competenze, come dei punti di aggregazione e coordinamento nazionale delle istanze dei freelance, come luoghi propulsori d’idee, di dibattito e d’intervento, in sintonia con gli organi della FNSI, delle Assostampa regionali e con le Commissioni regionali Lavoro Autonomo.

–  Che, a questi fini, Commissione e Assemblea nazionale e le Commissioni regionali vengano supportate anche con le risorse economiche necessarie per operare con continuità ed efficacia. Tali risorse dovrebbero essere quantificate e previste sia dalla FNSI che dalle Associazioni regionali di stampa. E si può anche ipotizzare un percorso di collaborazione con gli altri Enti di categoria per il sostegno e il finanziamento di progetti condivisi.

–  Che siano dotate di strumenti tecnici e operativi, anche via web, per la discussione ed elaborazione a distanza di idee e progetti (quali gruppi di discussione su web ad accesso limitato ai loro membri), e di uno spazio web nazionale (sito, blog o Facebook), aperto a tutti e dedicato ai freelance e precari alle loro problematiche nel sistema dell’informazione.

– Che entro la primavera-inizio estate del 2011 si apra nel sito web della FNSI uno spazio dedicato, con tutte le infomazioni di base utili per le attività di freelance e precari, sia in termini di legislazione, contrattualistica, guide fiscali e contributive che e di modelli-base di contratti e ricevute. Si rileva infatti la necessità di un “vademecum”, tecnicamente affidabile e a consultazione libera, per i freelance e gli operatori del settore, non delegando questo fondamentale supporto tecnico alle sole Assostampa.

– Che entro l’estate-autunno 2011 sia avviato un censimento nazionale e permanente dei giornalisti non contrattualizzati a tempo indeterminato, e delle loro condizioni di lavoro. Tale censimento, attuabile via web, dovrebbe venire realizzato dalla FNSI con la collaborazione dell’Assemblea nazionale e delle Consulte regionali per il lavoro autonomo, dei Cdr e degli altri organismi della categoria. L’obiettivo sarebbe duplice: creare un vero e proprio database, indispensabile per qualsiasi iniziativa di mobilitazione e comunicazione da parte del Sindacato, e realizzare un articolato censimento quantitativo e qualitativo delle condizioni di lavoro dei giornalisti freelance e precari in Italia, da utilizzare come base per trattative, contrattazioni collettive ed eventuali vertenze con le controparti. Se necessario, quest’azione strategica di censimento generale può essere realizzata con il contributo di agenzie professionali specializzate.

– Che venga favorito uno stretto rapporto tra Commissione e Assemblea nazionali e Commissioni regionali con i Cdr, studiando forme di partecipazione e rappresentanza dei collaboratori esterni alle rappresentanze sindacali aziendali (v. allegato sui freelance nei Cdr). Alla luce delle dimensioni che la categoria dei freelance ha assunto nell’economia della produzione editoriale di quotidiani, periodici e nell’online, proponiamo di verificare la percorribilità della presenza di un rappresentante dei freelance in seno ai Comitati di Redazione in tutte le testate.

– Nelle realtà editoriali nelle quali non esista una rappresentanza sindacale aziendale (in particolare nell’editoria minore e nell’online) la tutela dei collaboratori esterni dovrebbe essere affidata alla Commissione regionale Lavoro Autonomo, a supporto dei responsabili dell’Assostampa regionale.

Riteniamo infine indispensabile che la FNSI mostri sempre più la consapevolezza dell’urgenza assoluta delle problematiche del precariato e dell’attuale mancanza delle condizioni minime accettabili di lavoro per i freelance, essendo vicina in ogni modo ai colleghi “non garantiti”. Solo in questo modo la FNSI e le sue articolazioni territoriali delle Assostampa potranno essere percepiti anche dai freelance come “il sindacato di tutti i giornalisti”, e non solo dei contrattualizzati nelle redazioni.

Il presente e il futuro del Sindacato sta nella sua capacità di offrire risposte, servizi e tutele alla qualità e all’indipendenza dell’informazione, nelle quali le problematiche della precarietà e del lavoro autonomo sono sempre più un elemento di crisi e un discrimine strategico.

In questa direzione, e su questi obiettivi, noi tutti ci sentiamo impegnati.

 Testo approvato dalla Commissione per il Lavoro Autonomo della FNSI (Milano, 7 gennaio 2011)


ALLEGATO: 

Dall’attuale contratto al prossimo
Ipotesi di intervento in vista dei rinnovi contrattuali: riferimenti normativi

1. Tempi di pagamento

Far valere l’Accordo collettivo nazionale sulla disciplina del lavoro autonomo (inserito nel contratto nazionale di lavoro giornalistico 1° aprile 2009 -31 marzo 2013): «pagamenti entro il mese successivo alla pubblicazione»: per ottenere il rispetto della normativa vigente è da attivare al più presto un tavolo di trattativa con gli editori.

2. Nuovo welfare per i meno tutelati

Attivare un tavolo di trattativa con editori e governo, come previsto dal contratto nazionale all’allegato 0, parte 3, titolo “Interventi congiunti nei confronti del Governo”: «Le parti (Fieg e Fnsi ndr) predisporranno le richieste da presentare congiuntamente al Ministero del Lavoro finalizzate a: .. g) prevedere la definizione di specifici ammortizzatori sociali a beneficio dei giornalisti titolari di rapporto di lavoro autonomo».

 

3. Compensi minimi

Ripristinare le tariffe minime (abolite dal decreto Bersani) in assenza delle quali i lavoratori autonomi sono sottoposti a una corsa al ribasso mortificante, sulla scia di quanto previsto dal disegno di legge sulla riforma forense (già approvato dal Senato) che, all’art. 12, prevede appunto il ripristino dei minimi tariffari.

Già la Cassazione, con sentenza 20269 depositata il 27 settembre 2010, ha riconosciuto sussistenti tutti i requisiti che fondano la legittimità delle dette tariffe minime in relazione al diritto dell’Unione europea.

L’articolo 12 della riforma forense prevede inoltre che il compenso professionale debba essere pattuito anticipatamente tra le parti, nel rispetto della libera determinazione di cui all’art. 2233 del Codice civile, con l’obbligo di rispetto dei minimi, pena la nullità dell’accordo.

Sarebbe auspicabile che il tariffario per i giornalisti – che tra l’altro non hanno un cliente come committente ma l’editore – sia inserito nel prossimo contratto in modo da avere valore erga omnes. Per dare maggiore forza al tariffario è opportuno che una proposta congiunta di intervento venga avanzata al Legislatore in accordo con l’Ordine (che già sta svolgendo audizioni in Parlamento sul tema), meglio se inserendola nell’ambito della riforma della legge n. 69/63.

4. Perfezionamento della disciplina riguardante i collaboratori esterni

Ribadire nelle parti dell’Accordo collettivo nazionale sulla disciplina del lavoro autonomo in cui si fissano regole per i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa il divieto di esclusiva, o prevedere un indennizzo economico a fronte di una richiesta dell’editore in tal senso.

Introdurre il divieto di pagamento a cottimo e il divieto di richiesta di manleva (responsabilità penale a carico del solo collaboratore).

Si tratta di interventi particolarmente urgenti – da prevedere eventualmente tramite protocolli aggiuntivi al contratto – vista la crescente diffusione di tali pratiche anche tra le maggiori aziende editoriali.


ALLEGATO:

PROPOSTA DI UN RAPPRESENTANTE DEI FREELANCE NEI CDR

Alla luce delle dimensioni che la categoria dei freelance ha assunto nell’economia della produzione editoriale di quotidiani, periodici della carta stampata e dell’online, la Commissione Nazionale Lavoro Autonomo si propone di valutare un percorso per inserire un rappresentante dei collaboratori esterni in seno ai Comitati di Redazione in tutte le testate.

Potrebbe trattarsi, almeno inizialmente, di un membro aggiunto eletto dal corpo redazionale, quindi un collega contrattualizzato. Nella prima fase, ovviamente, non avrebbe diritto di voto, dato che, secondo quanto previsto dal Cnlg, i componenti dei Cdr vengono eletti dal corpo redazionale, inteso come colleghi stabilizzati.

L’obiettivo di lungo termine è invece l’elezione diretta del rappresentante dei freelance da parte dei collaboratori esterni della testata (o azienda), che faccia parte integrante del Cdr, pienamente riconosciuto dall’editore. In futuro, il rappresentante dei freelance potrebbe quindi essere scelto dai collaboratori esterni alla redazione attraverso la presentazione di una lista di candidati.

In ogni caso, e sin da subito, il compito del collega eletto nel Cdr e che seguirà i freelance è di vigilare affinché vengano rispettati gli elementari diritti di chi non è assunto ma, comunque, contribuisce regolarmente alla redazione e fattura del prodotto editoriale. Il freelance-rappresentante nel Cdr, inoltre, potrebbe verificare, partecipando alle assemblee o a periodiche riunioni del Comitato di Redazione, che i pagamenti ai colleghi vengano garantiti nei tempi concordati e stabiliti, che non vi siano prevaricazioni o situazioni di carichi lavorativi che indichino la non autonomia della prestazione d’opera ma la subordinazione e la riconducibilità a un rapporto contrattuale ex articolo 1. Eventualità che farebbe propendere per una causa di stabilizzazione.

La presenza nei Cdr di un rappresentante dei freelance sarebbe garanzia per tutti i colleghi e punto di riferimento per ridurre nel tempo la distanza tra corpo redazionale e colleghi “esterni”. La partecipazione di un nostro rappresentante all’attività sindacale interna alla testata avvicinerebbe la redazione alle tematiche dei freelance e aiuterebbe a verificare situazioni inique o illegali dal punto di vista deontologico e contrattuale.

Un primo test al quotidiano veronese ‘L’Arena’ gruppo Athesis

Un precedente esiste, anche se non è ancora l’obiettivo finale a cui la Commissione vuole tendere, ed è quello del quotidiano veronese L’Arena, nel cui Cdr c’è un membro che rappresenta i collaboratori esterni in qualità di fiduciario provinciale dell’Assostampa Veronese. L’Azienda accetta anche al tavolo delle trattative due rappresentanti eletti dai collaboratori stessi.

La possibilità di mutuare l’esperimento veneto in tutte le testate nazionali, perlomeno in prima battuta prima di arrivare all’ingresso del collaboratore nel Cdr (ipotesi che necessita di una modifica del Contratto nazionale), significa rendere visibile, finalmente, una parte molto rilevante della macchina produttiva dell’informazione, freelance o collaboratori che dir si voglia.

Significa, in particolare, portare alla luce situazioni, risorse ed energie al momento sottopagate, sfruttate e senza alcuna tutela di carattere legale, minima dal punto di vista previdenziale e pressoché inesistente sul fronte assicurativo. Far emergere dal cono d’ombra questa massa straordinaria di forza lavoro, vuol dire gettare le premesse per un cambio di rotta legislativo e contrattuale.

I Poteri del fiduciario dei collaboratori

–    Consultivo per quanto concerne le vertenze che possono partire dai collaboratori

–    Di coordinamento e raccolta delle richieste che provengono dai collaboratori e di raccordo con redazione e direzione

–    Di vigilanza sul rispetto degli accordi economici stabiliti tra testata e collaboratore

–    Di rispetto della tempistica dei pagamenti

–    Di controllo sull’applicazione del codice deontologico, in raccordo quindi con i colleghi collaboratori entrati nei Consigli regionali e nazionali dell’Ordine dei Giornalisti

–    Di emersione di situazioni di mobbing o sopraffazione nei confronti dei collaboratori

–    Di verifica del rispetto degli orari, carichi di lavoro, ai quali vengono sottoposti i colleghi collaboratori. Aspetti che devono essere chiari, univoci e non lasciati ad ambiguità.

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