Storytelling e turismo: come raccontare una destinazione e attrarre più visitatori * Anna Bruno

Come usare lo storytelling per promuovere una destinazione turistica

Nel turismo moderno, la narrazione conta quanto la destinazione. Scopri come usare lo storytelling per dare voce a territori autentici e attrarre nuovi visitatori.

Lo storytelling parte sempre dalle persone reali. ©annabruno.it Foto ABAI

Nel marketing turistico di oggi, le destinazioni non si vendono più solo con belle foto o offerte promozionali. Le immagini patinate e gli sconti last minute non bastano più a convincere i viaggiatori, sempre più alla ricerca di autenticità e connessioni profonde. Si vendono con le emozioni, con il racconto, con le storie che toccano corde personali e risvegliano desideri. Lo storytelling è diventato uno strumento strategico fondamentale per promuovere un territorio, trasmettere la sua identità e renderlo memorabile agli occhi del viaggiatore. È attraverso una narrazione coerente e sincera che un luogo può uscire dall’anonimato, distinguersi e rimanere nel cuore di chi lo visita – o di chi sogna di farlo.

Perché lo storytelling funziona nel turismo

Viaggiare è un atto emotivo, non razionale. Non si parte solo per vedere un monumento o scattare una foto: si parte per sentirsi diversi, per vivere qualcosa che lasci il segno. Le persone non scelgono una destinazione solo per ciò che offre a livello logistico o culturale, ma per ciò che rappresenta nella loro immaginazione: un sogno da realizzare, una promessa di cambiamento, una fuga dal quotidiano, un ricordo da ricreare. In questo contesto, lo storytelling diventa un ponte emotivo tra chi racconta e chi ascolta, tra la destinazione e il potenziale visitatore. Attraverso il potere delle storie possiamo dare forma e voce all’anima del territorio, costruendo connessioni autentiche che superano l’informazione turistica e diventano ispirazione.

Cosa raccontare (e come farlo bene)

1. Racconta storie di persone, non solo di luoghi

Ogni borgo, città o paesaggio custodisce una moltitudine di storie umane che meritano di essere ascoltate e condivise. Non sono solo i luoghi a parlare, ma le persone che li abitano ogni giorno: l’artigiano che tramanda tecniche antiche, il contadino che conosce ogni curva del paesaggio, il cuoco che interpreta i sapori locali con passione, la guida che svela i segreti più nascosti del territorio. Sono queste voci – genuine, vive, emozionanti – a rendere un racconto autentico e irripetibile. Valorizzarle non significa solo fare promozione, ma restituire dignità e centralità a chi costruisce l’identità di una destinazione. È da qui che si parte per costruire una narrazione solida, credibile e davvero coinvolgente.

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2. Punta sulle emozioni

Parla dei suoni, dei profumi, della luce, della lentezza. Ogni destinazione ha un ritmo, una musica, un respiro tutto suo. Racconta il fruscio delle foglie nei sentieri, il rumore lento delle barche sul lago al mattino, l’aroma del pane appena sfornato nei vicoli di un borgo, la luce dorata del tramonto sulle colline. Non descrivere soltanto ciò che si vede, ma trasmetti ciò che si prova: la meraviglia, la nostalgia, la calma, l’attesa. Le emozioni lasciano un’impronta profonda, più duratura di qualsiasi dato. È attraverso di esse che un viaggiatore si innamora davvero di un luogo, e decide di tornarci – o di raccontarlo ad altri.

3. Usa i giusti formati narrativi

Video brevi, podcast, reportage fotografici, blog post in prima persona: ogni storia ha il suo mezzo ideale, e ogni pubblico ha il suo linguaggio privilegiato. Un video può catturare l’attimo, un podcast può sussurrare riflessioni intime, una foto può evocare un’intera atmosfera, e un racconto scritto può approfondire sfumature che altrove andrebbero perse. Non limitarti al testo: gioca con i formati, sperimenta con i tempi e i toni, e osserva come reagisce chi ti segue. A volte bastano 30 secondi per emozionare, altre volte servono mille parole. L’importante è che ogni contenuto sia coerente con il messaggio che vuoi trasmettere e con l’identità della tua destinazione.

4. Dai continuità al racconto

Lo storytelling non è una campagna spot. Non si esaurisce in un video emozionale o in una brochure ben scritta. È un filo narrativo continuo, capace di accompagnare il lettore — e futuro viaggiatore — nel tempo. Raccontare una destinazione significa costruire un racconto coerente, progressivo e autentico, come se il territorio scrivesse il suo diario giorno dopo giorno. Ogni stagione, ogni evento, ogni cambiamento può diventare un nuovo capitolo. La chiave è non spezzare mai il ritmo: una linea editoriale ben strutturata, con rubriche ricorrenti e appuntamenti narrativi, permette al pubblico di affezionarsi alla voce del luogo e di sentirsi parte di una storia in divenire.

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Esempi di storytelling efficace nelle destinazioni

  • Le Dolomiti raccontate attraverso la voce delle guide alpine locali: invece di limitarsi a promuovere paesaggi mozzafiato, alcune realtà del Trentino-Alto Adige hanno scelto di affidare il racconto del territorio a chi lo vive ogni giorno, come le guide alpine. I loro aneddoti, i racconti delle stagioni, le storie di salvataggi e di silenzi sulla neve creano un legame emotivo e autentico con il visitatore.

  • I borghi siciliani valorizzati tramite documentari brevi girati con gli abitanti: in molti piccoli centri della Sicilia, le amministrazioni e le associazioni locali hanno avviato progetti di narrazione partecipata. Gli anziani raccontano le tradizioni, i giovani le innovazioni, e i documentari diventano veri e propri archivi emotivi che restituiscono dignità e fascino a luoghi troppo spesso dimenticati.

  • I cammini italiani promossi come “viaggi interiori” grazie a diari di viaggio autentici: sempre più cammini – dalla Via Francigena al Cammino di San Benedetto – vengono raccontati non solo come percorsi fisici, ma come esperienze trasformative. Blog, podcast e pubblicazioni raccolgono le testimonianze dei camminatori, spesso in prima persona, generando empatia e ispirazione in chi è alla ricerca non solo di un itinerario, ma di un senso.

Errori da evitare

Anche quando si utilizza lo storytelling, è facile cadere in trappole comunicative che riducono l’efficacia del racconto. Ecco i più comuni:

    • Raccontare solo ciò che è già noto o scontato
      Limitarsi a elencare i luoghi più famosi, le attrazioni più fotografate o le frasi da brochure è uno degli errori più diffusi. Il viaggiatore moderno cerca autenticità, vuole scoprire ciò che non conosce ancora, o guardare ciò che conosce con occhi nuovi. Raccontare sempre gli stessi luoghi con le stesse parole rende il racconto piatto e intercambiabile.

    • Usare un linguaggio impersonale e turistico
      Frasi generiche come “una perla incastonata nel cuore dell’Italia” o “una meta tutta da scoprire” non dicono nulla e non emozionano nessuno. Il linguaggio deve essere umano, specifico, sentito. Meglio poche parole vere che tanti aggettivi vuoti.

    • Ignorare la voce delle persone reali che vivono il territorio
      Il territorio è fatto di chi ci vive. Escludere le storie degli abitanti significa perdere l’anima della narrazione. Sono proprio le persone – con le loro vite, le loro memorie, i loro mestieri – a rendere un luogo unico e a generare quell’empatia che trasforma una meta in un’esperienza.

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Conclusione

Una destinazione raccontata bene vive più a lungo nella mente e nel cuore del viaggiatore. Non è solo una tappa geografica, ma un’esperienza che lascia un segno, un’eco emotiva che torna nel tempo. Lo storytelling permette di trasformare un territorio in un ricordo vivo, in una suggestione che continua anche dopo il ritorno a casa.

Se vuoi promuovere il tuo territorio in modo nuovo, empatico e strategico, inizia dalle storie vere, da quelle che nascono tra le piazze e i vicoli, nelle mani di chi lavora la terra o cucina per passione. Perché le destinazioni si visitano una volta, ma si ricordano per sempre — soprattutto se qualcuno ha saputo raccontarle bene.

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