Come l’AI cambierà le prenotazioni nel turismo * Anna Bruno

Come cambieranno le prenotazioni online con l’intelligenza artificiale: AI Trip Planner e Operator

Siamo abituati a pensare alle prenotazioni online come a un processo lineare: cerco, confronto, scelgo. Ma l’era dell’intelligenza artificiale sta cambiando tutto. Gli assistenti AI conversazionali come AI Trip Planner e Operator stanno trasformando radicalmente il modo in cui i viaggiatori scelgono dove andare, dove dormire e cosa fare. E chi lavora nel turismo non può permettersi di restare indietro.

Come l'AI cambiera il turismo - Foto ABAI

Lavorando ogni giorno con realtà turistiche piccole, medie e a volte minuscole, mi rendo conto di una cosa: il cambiamento digitale non è più un concetto teorico. Sta accadendo ora e lo stiamo toccando con mano. Ciò che fino a poco tempo fa sembrava ancora “futuro”, l’uso dell’intelligenza artificiale per cercare, pianificare e prenotare viaggi, è già realtà.

La notizia che Booking.com ha stretto una collaborazione con OpenAI è passata forse un po’ sottotraccia tra gli operatori. Eppure è uno dei segnali più chiari che le regole del gioco stanno cambiando. Nasce così l’AI Trip Planner, uno strumento che permette a chiunque di organizzare un viaggio semplicemente parlando con un assistente virtuale, in modo naturale e conversazionale.

Se sei una struttura indipendente, una destinazione minore, un operatore che punta sulla personalizzazione e sulla qualità del servizio, c’è una domanda che devi iniziare a porti: come verrai trovato da questi nuovi strumenti?

Cos’è l’AI Trip Planner di Booking.com

L’AI Trip Planner è un assistente basato su tecnologia GPT-4 (la stessa alla base di ChatGPT) che dialoga con l’utente e lo aiuta a pianificare un viaggio. L’utente scrive, ad esempio: “Vorrei andare in Italia per un weekend romantico, magari in un borgo con vista mare“. E l’assistente suggerisce località, itinerari, hotel compatibili con quella richiesta, mostrando anche disponibilità e link alla prenotazione diretta.

Non si cercano più singole keyword. Si descrive un’intenzione. Si racconta un desiderio. E l’intelligenza artificiale traduce tutto questo in proposte concrete, in pochi secondi. Questo cambia radicalmente il modo in cui si compete online: il sito con il miglior SEO classico non è detto che emerga. Conta di più chi ha contenuti comprensibili, dati aggiornati e informazioni leggibili anche da un assistente AI.

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Cos’è Operator di OpenAI

Operator va ancora oltre. È un agente AI autonomo che non solo consiglia ma compie azioni. Può prenotare voli, hotel, attività; raccogliere documenti come il passaporto; compilare form e finalizzare pagamenti. Immagina un utente che dice: “Prenotami il primo volo per Lisbona diretto e sotto i 150 euro, con partenza da Roma“. Operator non solo trova l’opzione migliore, ma gestisce l’intero processo. Non è più solo conversazione: è operatività. Ecco perché chi lavora nel turismo deve iniziare a ragionare su questo cambiamento.

Che impatto avranno questi strumenti sul settore turistico?

L’effetto più immediato sarà la disintermediazione delle OTA classiche? Non proprio. In realtà siamo davanti a una nuova forma di re-intermediazione: se la tua struttura non è ben descritta e visibile nei database che queste AI consultano, non verrai mai proposto. Non perché sei poco interessante, ma perché non sei leggibile. Significa che dobbiamo cominciare a progettare i nostri contenuti e i nostri siti non solo per le persone, ma anche per le macchine intelligenti.

Cosa fare (davvero) per non sparire dalle nuove ricerche AI

Ecco alcune azioni pratiche che consiglio ogni giorno ai clienti con cui lavoro:

  • Contenuti chiari e contestualizzati, che rispondano a domande reali e raccontino l’offerta in modo semplice (non vago, non generico)
  • Dati sempre aggiornati, prezzi comprensibili, calendari, condizioni di cancellazione leggibili anche da bot
  • Ottimizzazione semantica, con contenuti pensati per essere capiti anche da un assistente vocale o da un agente AI
  • Booking engine integrato e pulito, che faciliti l’accesso ai dati senza step ridondanti

In altre parole: non basta esserci online. Bisogna essere leggibili.

Ma questo significa perdere il controllo?

No, se iniziamo a capire il linguaggio delle macchine e a usarlo a nostro favore. Il nostro lavoro è ancora quello di raccontare esperienze, luoghi, atmosfere. Ma dobbiamo imparare a scrivere anche per chi ci legge senza occhi. Un assistente AI non si emoziona per una foto o per un copy ispirato. Ma può capire se una struttura è in una zona tranquilla, se ha camere family, se è vicina a una fermata del bus o se offre colazione inclusa. Ecco dove si gioca la partita.

Il digitale va abitato, non solo usato

Questa frase, che ho scritto anche in altri post recenti (qui e qui), continua a valere. Non dobbiamo rincorrere le mode digitali. Dobbiamo capirle, tradurle nel nostro linguaggio e decidere come viverle. L’intelligenza artificiale non è la fine del nostro mestiere: è un nuovo inizio, se abbiamo il coraggio di abitare questo tempo con lucidità. Sul mio sito scrivo regolarmente di questi temi. E se vuoi approfondire, capire cosa significa per la tua struttura o il tuo territorio tutto questo cambiamento, torna spesso sul mio sito oppure contattami.



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