Quando inizio a seguire un progetto nel settore turistico lato social media, la tentazione più grande è guardare subito i numeri in evidenza: follower, like, visualizzazioni. Ma nel tempo ho imparato che quello che si vede subito non è sempre quello che conta davvero.
Sommario
Ho lavorato con destinazioni bellissime e progetti con migliaia di follower che però non generavano nessun tipo di conversione reale. Al contrario, ho visto piccoli account di ristoranti e borghi sconosciuti ricevere richieste, recensioni e perfino inviti alla stampa di settore. Da lì ho iniziato a farmi una domanda fondamentale:
Quali sono i KPI che davvero raccontano l’efficacia di una strategia social nel turismo?
Oggi ti racconto quelli che considero più rilevanti, frutto della mia esperienza sul campo.
1. Qualità e profondità delle interazioni
Un like non vale quanto un salvataggio. Un commento con 5 parole non vale quanto una domanda aperta o una risposta emotiva. Quando analizzo un contenuto, mi chiedo:
- Che tipo di interazione ha generato?
- Chi sta commentando? È in target?
- C’è una risposta emotiva, una reazione autentica?
Nel turismo, dove la decisione di acquisto è spesso emozionale e legata all’immaginario, la profondità dell’interazione vale più della quantità . Un commento che dice “ci andrò quest’estate!” vale più di 50 emoji sotto un reel.
2. Stimolo di micro-azioni concrete
Mi interessa sapere se il contenuto è riuscito a stimolare una micro-azione. Non serve una prenotazione immediata: basta un gesto, un click, un salvataggio. Sono segnali importantissimi. Micro-azioni che monitoro:
- Click su link in bio o sito
- Salvataggi di post
- Messaggi in DM (anche silenziosi)
- Commenti che chiedono informazioni pratiche
Se un contenuto porta anche solo a una piccola azione, vuol dire che ha innescato interesse, curiosità, desiderio.
3. Riconoscimento nella propria nicchia
Questo KPI è meno visibile ma è tra i più strategici. Quando un progetto social diventa riconosciuto all’interno del suo ecosistema (piccolo o grande che sia), è lì che comincia a generare vero impatto. Segnali che analizzo:
- Altri operatori che menzionano l’account
- Condivisioni spontanee da utenti reali
- Collaborazioni che nascono dai contenuti
- Domande che arrivano in privato per sapere “chi gestisce i social”
Essere percepiti come affidabili, utili e coerenti nella propria nicchia è un KPI fondamentale nel turismo digitale.
Cosa ho smesso di guardare
Ci sono anche alcuni indicatori che ormai considero secondari:
- Numero totale di follower (se non in target, non contano)
- Like “mordi e fuggi” da utenti occasionali
- Reach non profilata (es. viralità fuori contesto)
Queste sono vanity metrics. Possono far piacere ma non ti dicono nulla sulla reale efficacia di un progetto turistico.
Un KPI trasversale: la coerenza
Un altro elemento che osservo sempre è la coerenza comunicativa tra canali, messaggi e tono. Anche se è meno misurabile, la coerenza nel tempo genera fiducia e la fiducia genera conversione. Nel turismo (e nel food), chi comunica bene oggi ma in modo disordinato domani rischia di sembrare poco affidabile. La fiducia, invece, si costruisce con continuità.
Conclusione
Quindi, quando inizio un’analisi social per un progetto turistico o una struttura, guardo sempre:
- Quanto sono vere le interazioni
- Quante micro-azioni si attivano
- Quanto l’account è riconosciuto nella sua nicchia
- Se c’è coerenza tra contenuto e posizionamento
Questi sono i KPI che mi guidano davvero. Non sono quelli da manuale, ma sono quelli che ho visto funzionare. E oggi sono diventati parte del mio metodo.